Il rugby: sport adatto anche ai giovanissimi Sempre più bambini praticano il rugby. Questo sport è utile per lo sviluppo fisico e psicologico, sviluppando rispetto per gli altri e sicurezza in sé stessi


La scelta dello sport da far fare ai propri figli, che sia singolo o di squadra, mette a volte in difficoltà i genitori. Il rugby, anche se non è tra i più conosciuti, è una disciplina sportiva sempre più in voga fra bambini e ragazzi e ha caratteristiche importanti per lo sviluppo psicofisico di chi lo pratica.
A differenza di quanto si può pensare, il rugby non è specifico per ragazzi e bambini robusti, ma può essere praticato con successo da chiunque in quanto i ruoli all’interno della squadra, sono differenti e a ciascuno corrispondono caratteristiche fisiche specifiche.
Si tratta di uno sport (nato nel Regno Unito e sviluppatosi alla fine dell’800) che sviluppa sia il fisico sia la mente e risulta propedeutico allo sviluppo armonico di tutto il corpo, dalle spalle, alle braccia, alla schiena, alle gambe, alle caviglie. Ha inoltre il grande pregio di puntare molto sull’aggregazione, sullo spirito di squadra e, di conseguenza sviluppa quei concetti di solidarietà, lealtà e rispetto (sia dei compagni sia degli avversari)  che i giochi di squadra hanno come regole basilari dello stare insieme.
Fino ai 10 anni il rugby viene vissuto dai partecipanti più come un gioco che come uno sport agonistico; vengono sviluppate agilità, destrezza, corsa, presa della palla in corsa e si lavora sulla presa di consapevolezza dei movimenti del corpo iniziando a sviluppare il “rapporto” con il terreno (elemento fondamentale di questa pratica sportiva). I ragazzi imparano a cadere senza farsi male, prendono dimestichezza con esercizi di equilibrio, con lo stretching, con salti ed esercizi aerobici. Dai 12 anni (età indicata dalla Federazione Italiana Rugby) in su si inizia poi la pratica della partita vera e propria e l’attività agonistica.
E’ un luogo comune quello che il rugby sviluppi aggressività e violenza in quanto difficilmente si interviene con le gambe e non esistono movimenti violenti o effettuati contro l’avversario. Il ragazzi imparano, sia in campo, sia alla fine del match quando le due squadre si salutano, il rispetto dell’avversario, ma anche l’osservanza delle regole che nel rugby sono rigide e importanti sia a livello individuale sia di gruppo.
Se sul piano fisico il rugby sviluppa le capacità aerobiche, la potenza muscolare e il contatto, a livello psicologico dà sicurezza in sé stessi, senso di appartenenza e risulta particolarmente indicato per bambini e ragazzi che hanno difficoltà a socializzare con i loro coetanei.
Uno dei problemi che frena i genitori dal far praticare questo sport ai figli è il timore di cadute e fratture; in realtà non sono più frequenti rispetto a chi pratica il calcio e, placcaggi, mischie, contrasti e cadute (tutte tecniche che fanno parte del gioco) hanno un’incidenza traumatica assai inferiore in ragazzi e bambini piuttosto che negli adulti. Inoltre una buona preparazione atletica riduce notevolmente il rischio di farsi male.

villaggiodellasalute.com

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