Il rugby fra comunità e comunella

di Marco Pastonesi Sarà per il pallone, ovale e non rotondo. Sarà per i rimbalzi, imprevedibili e mai banali o scontati. Sarà per il contatto fisico, voluto e cercato. Sarà per quel senso di solidità e di solidarietà, una solidità solidale e anche una solidarietà solidale. Sarà perché tutti sostengono di capirci almeno qualcosa e invece nessuno ci capisce proprio niente. O sarà forse perché è il più bello sport che si potesse concepire, tant’è vero che è nato per caso, o per errore, o per sfida, o per provocazione. Sarà perché è intelligente, infatti è nato in una università. Sarà perché è bislungo, ma il rugby sembra una buona compagnia e anche una buona terapia. I primi a credere nel valore del rugby come attività per chi ha disagi psichici e mentali sono stati i milanesi della Mud Mad Star, emanazione della Stella Rossa Rugby Milano, bel gruppo di popolari e antirazzisti. Poi sono venuti gli Invictus di Prato. E adesso i Bufali Rossi di Colorno. L’arte del...