“Tone” eterno pilone Il Rugby Mirano come stile di vita

di Maurizio Toso MIRANO. Non si ferma Andrea Tonellotto. Trentanove anni a dicembre, anche l'anno prossimo il pilone di Piazzola sarà uno dei punti di forza del Mirano in serie B di rugby. E, a conoscere bene la sua storia, ci si stupisce fino a un certo punto.
Lui, il Tone, che nemmeno uno spaventoso incidente stradale a fine novembre del 2005 è riuscito a mettere k.o. Lui, che al rugby è arrivato tardi perché quando aveva iniziato la prima volta, nel 1986, i Giochi della Gioventù erano stati sospesi per colpa della nube di Chernobyl. Tonellotto se la ride, assicura che adesso che l'attività è ferma “non sto bene, mi manca qualcosa da fare”. E allora si continua, stesso ruolo, prima linea di mischia, roba da tipi tosti, e soprattutto stessa squadra di cui ha già collezionato 197 caps.
«Mirano è per me qualcosa di più di una società», dice, «in passato ho ricevuto offerte da altri club ma ho sempre detto di no. Perché proprio non riesco a immaginarmi in un'altra squadra. Per me il rugby è quello che era per tutti prima del professionismo, solo passione. E non mi pesano, ne mi peseranno mai, gli 80 chilometri tra andata e ritorno che faccio per andare ad allenamento o alla partita. Vuoi mettere la sensazione che hai a fine gara? Magari sei stanco e ammaccato ma senti che hai fatto qualcosa di buono. E questo vale più di tutto».
« A questo sport sono arrivato tardi», ricorda, «Ci avevo provato nel 1986, ma la nube di Chernobyl aveva bloccato i Giochi. Ho ricominciato seriamente nel 1996, quasi per caso. Avevo preso un forte colpo a un concerto dei Metallica e non potevo fare arti marziali, ho visto un manifesto del Piazzola rugby e mi sono detto “proviamo!”».
Tonelloto è rugby vecchio stile, soldi che arrivano da un lavoro lontano dai campi di gioco (geometra in un'azienda privata e fotografo di ottimo livello) e gran caciara durante il terzo tempo. Ma è anche altro. Un rugbista che nel suo sito (www.andreatonellotto.com) di fotografie sceglie una citazione di Mondrian per raccontare la sua passione dietro l'obiettivo. Un pilone celebre per la sua esuberanza in ogni momento di festa ma che sa anche ridere prima di tutto di se stesso. «Due miei errori sono celebri»,, racconta divertito, «uno a Piacenza, in serie A, nel 2009: la palla è arrivata talmente lenta a un mio compagno che tutta la squadra avversaria gli è arrivata addosso con comodo. Stesso anno a Mira, contro Recco, ho provato a fare una meta saltando verso l'area avversaria. Risultato, pochi centimetri di balzo e volo che termina sopra un mio compagno. Ma poi c'è anche altro, tipo la meta segnata a Mira contro il Riviera allo scadere, roba da ala: al termine di quel campionato, era il 2008, conquistammo la A».
Autoironia, certo, e tanta umiltà per uno che non si è mai tirato indietro, per un avanti che ha confermato nei fatti il proverbio irlandese “tutti i piloni andranno in paradiso perché l'inferno lo hanno già provato in terra”. Tonellotto che vuole restare in prima linea fin che i regolamenti lo consentiranno, ovvero fino ai 42 anni. «Ho già il tesserino di allenatore di primo livello», spiega, «Credo, però, ci voglia una riflessione sul nostro ambiente. Va bene la grande crescita del rugby, ma non possiamo ignorare che i numeri rischiano di abbassare la qualità. Ci sono troppi genitori che vanno alle partite dei figli comportandosi come degli ossessi, esportando atteggiamenti che abbiamo già visto nel calcio. Se vogliamo che la nostra disciplina cresca veramente non dobbiamo mai dimenticare la cultura legata al rugby, che comincia dal rispetto delle decisioni dell'arbitro».

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