Alice, una triestina adottiva nella nazionale di rugby La Trevisan è stata la miglior giocatrice nel match vinto con la Francia nel Sei Nazioni: «Studio giurisprudenza e l’avventura è nata per caso. Mi piace allenare i baby Venjulia»

 di Guido Barella
Cinque anni fa una compagna di Università le disse: «Perché non vieni a giocare a rugby?» Già, perché no? E Alice scoprì così, con la maglia del Venjulia, la palla ovale. Sabato con la maglia della Nazionale ha battuto (anche lei, come i colleghi maschietti il giorno dopo) la Francia nel Sei Nazioni femminile ed è stata votata come miglior giocatrice della partita.
Alice Trevisan ha 25 anni ed è di Cessalto, provincia di Treviso. A Trieste, dopo la maturità, era venuta per studiare Giurisprudenza e tra un esame e l’altro (la laurea sta per arrivare) ha trovato due grandi amori: il rugby e Stefano, Pettirosso, che poi è un rugbista anche lui, il capitano della Venjulia che gioca in serie C. E così adesso Alice si divide tra la sua Cessalto, Mira (dove gioca nel Riviera del Brenta, squadra campione d’Italia) e appunto Trieste, dove, tra l’altro, allena i bambini dell’under 6 e dell’under 8 sul campo di Prosecco.
«L’avventura con la Venjulia durò un anno soltanto - ricorda -: abbiamo giocato la Coppa Italia, che per il rugby femminile è il torneo propaganda e si gioca a 7, e arrivammo quarte. Mentre la squadra si scioglieva perché eravamo tutte studentesse e alcune avevano finito gli studi ed erano tornate a casa, io ero stata notata dai tecnici federali e dal Riviera che mi offrì di passare con loro mentre era arrivata anche la convocazione per l’Europeo 2009 di Stoccolma. Con il Riviera abbiamo subito vinto lo scudetto e adesso eccomi qua...»
Numero 5 (il che significa che gioca in mischia, seconda linea, peraltro lo stesso ruolo del moroso Stefano), prima Alice aveva giocato a pallavolo, «ma è uno sport troppo statico per me...». Poi, il rugby. «E il rugby mi ha travolto, regalandomi un sacco di soddisfazioni». Inevitabile però qualche stupore sul volto di chi ha di fronte quando racconta che è una rugbista... «Beh, i primi a essere rimasti un po’ così sono stati i miei genitori, avevano paura che fosse troppo violento ma poi hanno capito che non è assolutamente così. Perché sia chiaro: noi ragazze non scimmiottiamo gli uomini, noi giochiamo a rugby contro altre donne. Poi, siccome siamo più testarde dei maschi, diamo sempre il massimo». E i risultati si vedono. «Da piccoli maschi e femminie giocano assieme, fino all’under 12. Poi, le strade si dividono. Il movimento femminile sta crescendo, stanno nascendo tantissime squadre anche al Sud e non solo là dove il rugby ha già una presenza storica. E sabato a Rovato, in Lombardia, c’erano 2mila persone allo stadio per la nostra partita contro la Francia». E sabato Alice è uscita dal campo - dice lei - «allucinata» («Avevamo battuto la Francia ed ero stata giudicata la migliore in campo: non ci potevo credere...»). E l’avventura azzurra proseguirà domenica a Edimburgo, contro la Scozia.

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