Dondi lascia, addio alla Federazione Rugby dopo 16 anni

 Fonte:mondovale.corriere.it

Giancarlo Dondi lascia. Notizia clamorosa, arrivata come un fulmine a ciel sereno dalle frequenze di Radio Rai. Il presidente più longevo dello sport italiano, 16 anni sulla poltrona di numero uno della Federazione italiana rugby, ha annunciato la volontà di non ricandidarsi alla scadenza del mandato, a fine anno, lasciando campo libero ai suoi avversari alle prossime elezioni federali. 
L’ANNUNCIO – “Lo dico apertamente: non mi candido per il prossimo quadriennio. Ho fatto le mie valutazioni… Forse… forse… non è più il mio mondo”. Le parole che il presidente della Fir Giancarlo Dondi ha consegnato al Giornale Radio Rai (http://www.grr.rai.it/dl/grr/edizioni/ContentItem-fad7f916-4a28-4b34-ac05-6a3c609c0b12.html) stanno agitando il mondo del rugby italiano, distraendolo dai preparativi del match con gli Stati Uniti (sabato sera alle 19.30 locali, le 2.30 in Italia), terzo e ultimo impegno degli azzurri nella tournée estiva. Naturalmente circolano già i nomi dei candidati alla successione: il bresciano Alfredo Gavazzi e il livornese Nino Saccà (“sponsorizzati dallo stesso Dondi”, sempre secondo il Giornale radio Rai), oltre al catanese Gianni Amore.
LO STRAPPO – Del resto, i venti di guerra agitavano già da qualche tempo la palla ovale italiana: federazione da una parte, club più rappresentativi dall’altra. E’ vero, la lettera del Benetton inviata allo stesso Dondi e firmata dal presidente, Amerino Zatta, suonava chiara come più non si potrebbe: “Benetton Rugby, avendo colto anche uguale spirito di altri club, ha deciso – in occasione delle prossime elezioni federali – di ricercare possibili alternative all’attuale composizione della dirigenza Fir. Il dichiarato fine è che tutti i club, grandi e piccoli, rappresentino la centralità del movimento rugbystico, con la finalità di contribuire a far crescere il movimento”. Insomma, una vera e propria discesa in campo.
I CONTRASTI – Negli ultimi anni i contrasti tra Benetton e Fir erano stati molteplici, a partire dal clamoroso voltafaccia della Fir, che aveva negato – in un primo tempo – la licenza di Celtic League ai trevigiani, beneficiando i Pretoriani di Roma. Poi i dissidi sula gestione degli atleti impegnati in Celtic e Heineken Cup, sull’utilizzo degli stranieri e la controversa vicenda del fallimento degli Aironi, costruiti attorno a Viadana e ora sostitutiti dalle Zebre di Parma (la città natale di Dondi) nel campionato con province e franchigie scozzesi, gallesi e irlandesi (altra fonte di pesanti polemiche).
LA SUCCESSIONE – Ma non sarà prestino per parlare del dopo-Dondi? Il presidente è un “politico” di riconosciuta abilità, una volpe abile nel tenersi alla larga dalla pellicceria. Dove invece qualcuno da tempo vorrebbe portarlo. Innanzitutto il Benetton, uscito allo scoperto nei giorni scorsi con la secca nota di sfiducia. Il conflitto tra il” centralizzatore” Dondi e gli “autonomisti” di Treviso dovrebbe essere giunto a un punto di svolta, d’accordo. Ma che dietro l’angolo non ci sia più Dondi è, oggi, prematuro dirlo. Del resto, risentite l’intervista: che la Fir non sia più il suo mondo è tutt’altro che sicuro. “Forse… forse…”.

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