A PROPOSITO DI “BASSO LIVELLO”

A PROPOSITO DI “BASSO LIVELLO”
«Io penso che siano gente che, venendo da un livello abbastanza basso, mi riferisco alla Serie C, alla Serie B e alla Serie A, e non conoscendo gli aspetti internazionali, molto probabilmente non si sono mai accorto che le nomine di uno staff per la nazionale vada da quadriennio a quadriennio o da campionato del mondo a campionato del mondo; per cui, quando io sono diventato presidente, il presidente precedente Giancarlo Dondi aveva confermato lo staff e di conseguenza io dopo la coppa del mondo ho pensato che si fosse opportuno confermare lo staff: non è una cosa che ho inventato io ma in tutta Ita.. ehm in tutte le federazioni di alto livello succede questo (…). La critica, penso che venga da una non conoscenza. Io, usando un aggettivo, vorrei dire simpatico e non certamente offensivo perché non voglio offendere nessuno, dico forse sono un po’ tra virgolette apprendisti, ma apprendisti nel senso di conoscere quello che succede a livello, nell’alto livello mondiale. La federazione italiana non ha fatto nient’altro che fare quello che altre federazioni hanno fatto (…); per cui mi sembra abbastanza normale questo, normale all’interno di una progettualità che comunque bisogna svolgere e comunque bisogna portare avanti.»
Queste le parole del presidente dalla FIR, pronunciate ieri durante la videoconferenza stampa indetta per presentare lo staff tecnico dell’Italrugby in risposta a Gianluca Barca che aveva riportato le perplessità espresse da molte persone sulle nomine effettuate da un Consiglio Federale in scadenza. Al di là degli errori di italiano, tra questi il più divertente è aver definito “aggettivo” il termine “apprendista”, la replica mi lascia una sensazione spiacevole. Non per quanto spiegato circa la tempistica delle nomine dello staff della nazionale italiana, che ci sta, sebbene anche su questo aspetto si possa discutere. Ma proprio per il tono. Arrogante, quasi sprezzante. Chi ha criticato è un ignorante, uno proveniente dal basso livello. Gente che non sa di cosa si stia parlando e che pertanto deve restare al suo posto senza permettersi di mettere in discussione quanto viene deciso nella stanza dei bottoni.
Certo, la replica verteva su una tematica precisa, ma a me sembra che l’atteggiamento di chi fa parte della FIR sia spesso di questo tipo. Loro sì che conoscono come funzionano le cose nell’alto livello. Si vede benissimo. Infatti la gestione della federazione denota veramente una professionalità e una competenza impeccabili. Ogni progetto partorito era di una lungimiranza incredibile, è stato poi portato a termine e ha prodotto apprezzabili frutti; il tutto è stato poi accuratamente valutato, com’è ovvio. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, con una nazionale che al Six Nations ormai è competitiva contro tutti, riuscendo a ottenere almeno una vittoria a edizione, e che si sta confermando sempre più all’altezza delle migliori al mondo meritandosi giustamente il “Tier 1”. Gli incarichi federali sono conferiti limpidamente in base alla meritocrazia e mai in conseguenza di rapporti politici o amicizie personali. Di fronte a questi esperti del settore, di rilevanza internazionale, è meglio tacere. I fatti parlano per loro. Non fategli perdere tempo con polemiche sterili e infondate. Voi che venite dal “basso livello”.
Serie C, Serie B e persino Serie A, dove per la cronaca gioca l’Accademia Federale che a questo punto lancia le giovani promesse del futuro facendole giocare nel “basso livello”. Dispiace constatare un tono offensivo verso quelle realtà che, alla fine della fiera, rendono vivo il rugby italiano e, tra l’altro, gli permettono di sedersi sulle loro poltrone. Forse qualcuno se lo è scordato, perché abituato a hotel a cinque stelle, stadi da sessantamila presenze e terzi tempi in giacca e cravatta, ma se il rugby italiano va avanti è soprattutto per merito di chi, lontano dai riflettori, quotidianamente si impegna per portare avanti la propria missione. Proprio gli amatori o, usando il termine di Gavazzi, gli apprendisti. Penso a quei dirigenti, quegli allenatori e quei giocatori che, ad esempio, operano nelle periferie delle grandi città o in zone poco abitate come in Sicilia o Sardegna. Che vanno in campetti di provincia, che fanno fatica ad allestire una squadra giovanile, che si arrangiano per spogliatoi e divise. Non sono professionisti: sono appassionati. E proprio per questo dovrebbero essere rispettati. Anche perché un presidente che velatamente disprezza il “basso livello” del proprio movimento è quantomeno singolare.
Se qualche giornalista avesse posto la domanda, sarebbe stato interessante sentire il motivo per cui due allenatori che indiscutibilmente per anni non hanno raccolto risultati siano stati confermati o promossi sulla panchina della nazionale maggiore. In FIR dicono che si comportano come le altre federazioni: chissà se anche in Inghilterra o in Irlanda per un ruolo viene nominato un/a compagno/a di un/a dirigente...
A proposito di “basso livello”.
Fonte:https://www.facebook.com/rugbybet

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