Il futuro del rugby è al Leone XIII
Altro che «fighetti». Tra le mura austere del Leone XIII, il liceo i cui studenti - per dirla francamente - a Milano vengono in genere considerati inclini a tirarsela un po', sbarca lo sport del fango e della democrazia, quello a cui tutti possono giocare basta che non si tirino indietro.
Al Leone i ragazzi mangeranno dormiranno, si alleneranno. Nove vi andranno anche a scuola, proseguendo i loro percorsi di liceo classico e scientifico: mentre gli altri di giorno raggiungeranno le scuole esterne, per rientrare in istituto appena finite le lezioni. Per giocare serve un campo, quei cento metri con i pali a forma di H, destinati a intridersi di sudore. Ma al Leone un campo da rugby non c'era. Però lo stanno costruendo, e sarà pronto a fine settemrbre.
Che uno sport dove tra le regole base non c'è il «porgere l'altra guancia» sbarchi in un liceo di gesuiti può lasciare spiazzati. I cultori della materia, a dire il vero, potrebbero citare un affascinante precedente letterario della commistione tra fede e pallaovale: il reverendo Harold Pinker, che nella saga del maggiordomo Jeeves, tra una predica e l'altra giocava pilone negli Harlequins (e la sua specialità pare che fosse «retrocedere fintando»). E portando i ragazzi dell'Accademia a vivere al Leone i tecnici federali hanno voluto probabilmente mettere alla prova uno dei postulati di questo sport: e cioè che l'asprezza dei contatti sia tollerabile solo in quanto governata dalla lealtà reciproca.
Hanno trovato terreno fertile nella cultura gesuita del Leone: cultura che in Italia, a Padova, ha prodotto un precedente assai illustre, il Petrarca che per anni dominò la scena nazionale del rugby. «Che lo sport sia anche uno strumento di crescita umana e spirituale noi lo pensiamo da sempre», dice padre Vitangelo Denora. «Certo, questi ragazzi a vederli sono degli armadi. Ma credo che per i nostri studenti vedere la loro vita, sapere che si alzano alle cinque e mezza per allenarsi prima di andare in classe, possa spingere a porsi buoni interrogativi».
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