Rugby Rovigo, serata finita in rissa "Li abbiamo denunciati"


Gino Asnicar, titolare del Malua, racconta quello che è accaduto con i rugbisti alla vigilia di Ferragosto. La serata a di Lido di Spina, finisce tra i pugni: titolare e barista all’ospedale
Il Malua di Lido di Spina
Il Malua di Lido di Spina
Rovigo, 20 agosto 2013 - «CI SONO più di 50 testimoni, non abbiamo dubbi su quello che diciamo. E una ragazza di 50 chili di certo non si fa male da sola». E’ inviperito Gino Asnicar, fratello di Luca che, insieme a lui, gestisce il bagno Malua di Lido di Spina. La sera della vigilia di Ferragosto Luca è finito in ospedale riportando la frattura del setto nasale e una prognosi di 25 giorni.
Un’altra barista aveva un brutto trauma al mento, guaribile in 10 giorni. Entrambi sostengono che a ridurli così siano stati alcuni giocatori della Rugby Rovigo, quella sera ospiti del locale con tutta la squadra. Due in particolare quelli che si sarebbero scagliati sul volto di Asnicar. «Non abbiamo detto che sia stato Ruffolo — precisa Gino —, ma nella denuncia abbiamo fatto nomi e cognomi. Li conosciamo benissimo, non abbiamo dubbi. In due anni nel nostro locale non è mai successo niente».

LA CONVERSAZIONE è animata, Gino Asnicar ha il telefono bollente per le chiamate che gli arrivano a raffica. «Per ulteriori dettagli parlate con il nostro legale — dice —, ma arriveranno anche altre denunce. Con mio fratello gestiamo tre locali e ora lui non può lavorare in nessuno di quelli. E’ un grosso danno per noi». Quanto alla serata, Gino è sicuro della versione raccontata ai carabinieri e messa nero su bianco nella querela. «Al banco, come clienti, c’erano un medico, un infermiere e un carabiniere fuori servizio — continua —. Hanno visto tutto, ci sono oltre 50 persone che hanno visto tutto».
Fino a qui la versione del Malua. La Rugby Rovigo aveva precisato fin dal primo giorno che, nonostante le provocazioni (pare indirizzate a Marco Frati, fratello del mister) non c’era stata alcuna reazione. Anzi, ad averle ‘prese’, o almeno ad essersi visto arrivare un pugno sul naso era stato solo Edoardo Ruffolo che, però, non ha sporto denuncia. Fino adesso: la Rugby Rovigo ha tempo 90 giorni per mettere nero su bianco la sua versione dei fatti. Asnicar ha sporto denuncia, ma vista la sua prognosi (25 giorni, cinque oltre il limite previsto dal codice sulla procedibilità) l’indagine dei carabinieri era già partita d’ufficio. La compagnia di Comacchio sta procedendo per l’ipotesi di lesioni personali. Non si parla ancora di rissa: perché venga definita tale devono essere coinvolti almeno tre soggetti con un ruolo attivo nella zuffa.

IL FATTO che Asnicar abbia fatto nomi e cognomi, con certezza, dei due che gli avrebbero messo le mani addosso cambia le carte in tavola. L’inchiesta prima a carico di ignoti ha degli indagati. Sulla bilancia ci sono due versioni che confliggono su ogni punto. Un esempio? «E’ stato il nostro servizio d’ordine ad accompagnare i giocatori fuori da locale», assicura Gino Asnicar. Ma Filippo Frati ha sempre detto di aver preso in mano le redini della serata e di averla fatta terminare lui quando aveva iniziato a girare male.

Cristina Degliesposti

ilrestodelcarlino.it 

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