Rugby, il reclutamento delle Brigantesse La prima squadra femminile a Catania

Marinzia Sciuto, 38 anni, per anni si è allenata con gli uomini, facendo la spola tra Palermo e Catania. Il team di ragazze più vicino al capoluogo etneo l’ha trovato a Messina. Al campo San Teodoro di Librino ha allenato a sua volta ragazzini e ragazzine. Quest’ultime, però, senza alcuna possibilità di continuare a giocare. Così ha deciso di aprire le selezioni per una femminile etnea dello sport del terzo tempo. Rivolte a candidate dai 16 ai 42 anni, anche senza esperienza ma con tanta motivazione
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Al San Teodoro di Librino cercano Brigantesse. Donne con la passione per il rugby, ma anche curiose principianti o semplici appassionate. Per creare una squadra femminile da affiancare all’esperienza de I Briganti nel campo abbandonato dall’amministrazione etnea e oggi occupato e riqualificato dalla squadra. Una doppia scommessa: non solo quella sociale – di coinvolgere i ragazzini e le ragazzine del difficile quartiere periferico etneo – ma anche quella di portare il rugby femminile in città, oggi assente. A guidare il reclutamento sarà Marinzia Sciuto, 38 anni, pendolare del rugby. «Mi sono già guadagnata un’ernia cervicale quindi mi restano gli ultimi anni per giocare – racconta con la leggerezza di chi è abituato ai rischi del mestiere – Forse proprio perché sono a scadenza ho pensato di dare inizio alle femminili a Catania, ma questa cosa deve andare oltre me». Iniziando con le adulte, ma puntando a coinvolgere anche bambine e adolescenti.
Il reclutamento delle Brigantesse è aperto a tutte. Ma con alcuni consigli. «La fascia d’età va dai 16 ai 42 anni – spiega Sciuto – Ma, più si è adulte, più è preferibile avere una formazione sportiva, per evitare infortuni». Il tipo di background non è importante, che si venga da sport di contatto o dalla danza classica. «Di certo nel primo caso si è avvantaggiati, ma nel rugby servono tante capacità – continua l’allenatrice – Ci sono alcuni ruoli, ad esempio, in cui bisogna essere molto agili e usare il gioco di gambe. Resto convinta che l’elemento più importante sia la motivazione». Senza escludere la curiosità di chi, come primo contatto, preferisce fare un giro al San Teodoro e dare un’occhiata all’ambiente.
Il campo sarà aperto alle aspiranti rugbyste tutto l’anno. Ma, per chi ha intenzione di fare sul serio, sarà meglio seguire gli aggiornamenti sull’apposito gruppo Fb delle Brigantesse e tenersi pronte per fine agosto, inizio settembre. «Quando potremo cominciare la preparazione atletica, insieme ai ragazzi – spiega Sciuto – Verso la metà di settembre ci sarà poi una riunione operativa per contare le adesioni ufficiali e decidere se partecipare a un campionato». Il momento più divertente dello sport del terzo tempo. «Il rugby chiede tanto, ma dà tanto. Senti le compagne, il loro sostegno e ti diverti. Dentro e fuori dal campo». Momenti di aggregazione consigliati anche alle timide perché «il rugby ha questo di buono: le persone ti accolgono sempre a braccia aperte, che tu sia uomo o donna».
E lo sa bene Marinzia Sciuto, che si è quasi sempre allenata con gli uomini. «Ho cominciato a giocare a 33 anni, ma ero già appassionata fin da prima – racconta – In quel periodo facevo la spola tra Catania e Palermo e ho fatto i miei primi allenamenti con gli under 16 di una squadra palermitana in una cosa che non era nemmeno un campo, ma una sciara con le pietre». Dopo una parentesi con una squadra femminile di Messina, la più vicina al capoluogo etneo, Sciuto incontra i Briganti e inizia ad allenarsi con loro, allenando a sua volta i più piccoli.  «Andare a Messina significava partire da Catania alle 18 per tornare alle 2 di notte – racconta – Per le trasferte c’erano sempre pochi soldi, ma ricordo quei viaggi precari come uno dei periodi più belli della mia vita». «Oggi con i Briganti mi sono cominciate le crisi di identità – scherza - Quando vado al bagno non so più se sono uomo o donna. Sono diventati dei fratelli per me».
Ma l’idea di allenare ragazzine che poi non avranno una squadra in cui giocare ha spinto Marinzia Sciuto a fare di più e cercare di creare delle vere femminili etnee. Partendo dalla massima serie, ma con l’idea di allargare il progetto a bambine e adolescenti, anche e soprattutto di Librino. «Sta a noi adulte essere per loro dei modelli differenti – conclude l’allenatrice – Perché io sono certa che molti cambiamenti non possano avvenire senza passare dalla donne».
[Foto di Lucio Zogno]

ctzen.it 

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