Il Rugby con la maiuscola


Sono giornate così. La cronaca dalla tragedia del porto di Genova fa male, a scriverla. Stamani mi ha chiamato un collega, che prima ancora è un vecchio pilone, troppo grosso in campo e troppo sensibile fuori. Aveva letto su ‘Novelle Ovali’, gruppo di facebook di appassionati veri, che una delle vittime aveva giocato a rugby. Giuseppe Tusa, 25 anni, siciliano di Milazzo, lavorava in Capitaneria. E’ stato il settimo cadavere ad essere estratto dalle macerie. Quando ne ho raccontato la storia, mercoledì, mi sono commosso guardando le sue foto e i tanti messaggi degli amici. Nel tempo libero faceva il dj, aveva uno sguardo dolcissimo e una fidanzata molto bella, insieme erano felici. Così stamani ho rubato qualche minuto al lavoro e ho provato a telefonare al club di rugby di Milazzo, ma il numero indicato sul sito della Fir adesso non c’entra più nulla con la squadra. Allora ho contattato Attilio D’Asdia, gli ho spiegato che era una curiosità personale. “Giuseppe Tusa da ragazzino ha partecipato all’attività del Rugby Milazzo – ha risposto con un messaggio -. Si è limitato al Rugby giovanile ma qui, non per retorica, lo ricordano tutti come un ragazzo sensibile e di gran cuore. Con alcuni ragazzi del Rugby (lo scrive con la maiuscola, n.d.r.) ha mantenuto rapporti nel tempo, anche se la sua vera, grande, passione era la musica. Mi è capitato di incontrarlo per le vie di Milazzo nelle sue brevi apparizioni e ricordava sempre con piacere i momenti trascorsi al campo”. Così mi ha detto Attilio. E io mi sono sentito un po’ più solo.

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Di Massimo Calandri

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