"Grazie Festa del Rugby, antidoto alla noia di Piacenza". La lettera di Chiara

Fonte:piacenzasera.it
Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una lettrice che dice la sua sulla Festa del Rugby che si appena celebrata nel campo di via Boselli. Chiara F. esprime il suo apprezzamento per la festa e il suo ambiente, ma non si limita a questo. Affronta il tema delle abitudini giovanili nella nostra città e delle reali occasioni per socializzare, magari al di fuori di certi schemi. Un bello spunto per un dibattito, e voi che ne pensate?

Gentile redazione di PiacenzaSera.it,
su esortazione di tanti giocatori del Rugby Lyons e organizzatori della Festa del Rugby le invio uno mio pensiero in merito alla festa, per dimostrare che quando i giovani si raggruppano per festeggiare o semplicemente stare insieme, sono capaci anche di fare delle cose belle.

In una città piccola come la mia ci si lamenta e ci si annoia della monotonia delle serate tutte uguali, dei parcheggi che non si trovano mai, dei negozi che vendono magliette dalle scritte discutibili tipo “stasera faccio la brava” oppure “io c’ho il tavolo”, dei treni sempre in ritardo, del tempo che non si decide se fare caldo o freddo, della gente che vedi girare per le vie del centro, sempre la stessa: belle ragazze tirate a lucido con i capelli lunghissimi e profumati e tamarri con i capelli un po’ rasati e un po’ lunghi e le sopracciglia disegnate con la matita. Che poi uno si chiede: ma dove sono le persone? Le ragazze con i capelli profumati e i tamarri con le sopracciglia disegnate popolano le vie del centro e le discoteche nel weekend, ma non voglio credere che la mia città sia popolata soltanto da queste persone. Allora cerco altra gente in altri locali, in altre zone, ma non la trovo. Dov’è? Raramente mi capita di vedere passeggiare tranquillamente ragazze un po’ sovrappeso, nerd, o soltanto ragazzi che per bere un caffè al bar siano vestiti con un normalissimo paio di jeans e una maglietta nera. Che fine ha fatto la mia generazione?

In una città piccola come la mia, l’abbiamo già detto, ci si annoia e ci si lamenta. E questo succede sempre, tutti i giorni, tranne due weekend all’anno. E tutti aspettiamo con ardore questi due weekend, perché succede la cosa più bella che uno si può aspettare da una città piccola come la mia: arriva una festa. Ma non una festa da fighetti con cocktail colorati in mano, camicie, tacchi vertiginosi e finti sorrisi sulle labbra. Arriva una festa che si fa su un campo: qualche gazebo, stand con spiedini e patatine, ettolitri infiniti di birra e un palco. Il tutto con ingresso affabilmente gratuito. E quando arriva questa festa si è tutti felici e si corre in macchina, in motorino o in bici, verso il campo della festa. Una volta là non si trova parcheggio, il tempo è sempre incerto, fa caldo e fa freddo contemporaneamente, ci sono ragazze con i capelli profumati e tamarri con le sopracciglia disegnate. Ma non importa, non ci si lamenta e non ci si annoia, si mangia uno spiedino, si beve una birra, magari due, si va sotto il palco a ballare come pazzi sulle note della band di turno, che sia rock, metal o new revival anni ’90. E poi ti volti e guardi quel numero incalcolabile di persone che popola la festa: e ti accorgi che non ci sono solo capelli profumati, ma ci sono anche rasta, capelli rossi, semplici code di cavallo, qualche capello a spazzola, e ricci capelli lunghi; e non ci sono solo sopracciglia disegnate, ci sono occhiali che le nascondono, ci sono sopracciglia naturali, a volte un po’ troppo naturali. E con un sorriso vero sulle labbra ti chiedi che fine fanno tutte queste persone una volta finita la festa perché poi non le vedi più. Chi lavora all’estero, chi studia in un’altra città, chi rimane in casa a studiare perché è nerd, e chi si vergogna ad andare nei posti-che-vanno-di-moda perché è un po’ cicciotta. Ma in quei due weekend a nessuno interessa come sei, basta che ci sei. Tutti sono amici di tutti in quei due weekend, ci si saluta e ci si abbraccia, per poi tornare a semi-ignorarsi per le vie del centro, aspettando la festa dell’anno prossimo per tornare ad essere amici.

Dopo un anno di stressante noia e di inutili lamentele finalmente arrivi tu, Festa dei Lyons, e ora che sei finita, con un po’ di malinconia, aspetto l’anno prossimo per respirare l’umidità che sale dall’erba e tornare ad essere amica di tutti. Grazie Rugby Lyons.

Chiara F.

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