The Mean Machine – Racconti ovali dal carcere…rugby e libertà!

L'amore e la passione per il  Rugby regalano a tutti noi grandi emozioni e  grandi amicizie.
Dedicato a tutti coloro che del Rugby ne fanno uno stile di vita.

Cronaca di una giornata particolare.

Oggi per il VI°turno serie C Piemonte, andava “in onda” La Dròla vs Rivoli Rugby; per chi non sapesse, La Dròla è la squadra del carcere le vallette, una sorta di Barbarians composta da detenuti. La curiosità, inutile dirlo, prevaricava qualsiasi sentiment agonistico (all’inizio!!!) poi ti trovi nella zona pass, entri si chiudono i cancelli…sgomento! ti trovi proiettato (al centro della città) in un universo parallelo dove tutto è sordo…ovattato e dove ti giri ti giri mura altissime di cemento armato!
Gentilmente condotti dalla scorta della polizia penitenziaria, un accompagnatore ci illustrava sul tipo di comportamento da tenere…no cellulari, no forbici, no alimenti, no bevande, non offrire sigarette ai detenuti…camminare “in blocco”. Attraversata una serie di “recinzioni”, imbocchiamo il viale che porta al campo…a dx un muro, dopo quel muro un’altro muro…a sx le finestre delle celle…non nascondo un brivido lungo la schiena!
Arriviamo al campo, fatto da poco, bella erbetta e ci conducono agli spogliatoi…i soliti riti propiziatori, nel mentre sentiamo il ticchettio delle scarpette dei nostri avversari…un esercito multirazziale…marocco, tunisia, polonia, italia, guatemala, u.s.a., albania, romania…con una tuta granata un pò retrò in perfetto stile “mean machine”!!!
Silenzio tombale sugli spalti, unici spettatori, qualche secondino, il direttore del carcere col figlio, 2 reporter della Gazzetta dello Sport; al via la partita è maschia, molto…loro con impeto e rabbia di chi ha quello e solo quello che assomigli ad una vita “normale” danno l’anima…veramente sembrano un corpo solo, una mente sola, un’anima sola alla ricerca di una identità di riscatto! Che io ricordi, non ho mai sorriso di felicità quando m’hanno fatto 2 mete! ma oggi era diverso…non so spiegarlo a parole! vedere negli occhi di quei 22 ragazzi la voglia di battersi, la felicità nell’aver marcato…esultavano come bambini! è stato stupefacente…un’emozione che non la si può descrivere!!! Il rugby però impone il rispetto dell’avversario…e se rispetti l’avversario devi dare il meglio di te…alla fine perdere non piace a nessuno e noi abbiamo cominciato a giocare come sappiamo…la differenza di tasso tecnico ha dato poi le reali dimensioni alla partita; alla fine un reale e sincero sodalizio sportivo unisce le due compagini contente a centrocampo per il saluto ed il corridoio di rito; loro contenti d’aver incontrato la capolista…la capolista contenta di aver avuto il piacere di far la sua parte in questo progetto; guardate, potrebbe sembrare un “gay pride”…ma alla fine gli abbracci e le pacche sulle spalle non si contavano più…parevano non finire più e forse se le dure regole del carcere non imponessero rigidi orari, adesso saremmo ancora in mezzo al campo a chiacchierare e bere acqua!!! già…perchè in carcere, birra non si può!

Di Mariano Scipione l’Africano Marrone

Commenti

Post popolari in questo blog

Rugby e Inglese in Irlanda e Inghilterra col metodo "Play Rugby and learn English" Estate 2015

Micro Bikini e rugby per Jennifer Nicole Lee